L’opera di Angelo Morbelli, uno dei capolavori del Museo Borgogna, venne acquistata nel 1912 alla Mostra d’Arte della campagna irrigua tenutasi a Vercelli, a pochi anni dall’apertura al pubblico del Museo.
Il dipinto, firmato e datato 1895, ha avuto una lunga e tormentata elaborazione, come testimonia la corrispondenza fra l’artista e il collega Giuseppe Pellizza da Volpedo: iniziato nel 1893, venne ripreso prima di essere esposto nel 1895 alla Biennale di Venezia. La tela assume un ruolo importante per la collezione, non solo per l’appartenenza alla corrente pittorica del Divisionismo, ma soprattutto per il soggetto fortemente connesso al territorio vercellese.
L’intento di critica sociale emerge non solo nel titolo, che si riferisce esplicitamente alla paga ridotta ottenuta dalle lavoratrici in risaia, ma soprattutto nella scelta compositiva del soggetto. Sono gli anni dei primi scioperi in risaia per il raggiungimento delle 8 ore lavorative e di salari più equi, ottenuti proprio a Vercelli nel 1906. Le mondine, disposte su due file che procedono arretrando, vengono ritratte di schiena intente nel trapianto del riso, con le gambe immerse nell’acqua. Il taglio fotografico della scena esclude la raffigurazione del cielo, che appare solo riflesso sull’acqua resa attraverso vibranti pennellate, ad evocare il punto di vista delle donne al lavoro.
La fuga prospettica e la geometria della risaia mettono in evidenza una natura modellata dall’attività dell’uomo. Sullo stesso tema il pittore elabora una versione più tarda scegliendo un taglio diverso sia nella posa che nella raffigurazione del paesaggio nell’opera In risaia (1901), oggi in collezione privata.