Il figlio dell’uomo

  • René Magritte
  • Dipinto
  • Colore ad olio
  • 116 x 89 cm
  • Collezione privata

Il figlio dell’uomo è un dipinto che partì da quello che doveva essere semplicemente un autoritratto per esprimere poi il tentativo dell’uomo di andare oltre il visibile, sempre nascosto. L’autoritratto era stato commissionato dall’amico e mecenate di Magritte Harry Torczyner. Oggi fa parte di una collezione privata ed è uno dei quadri più famosi di questo artista, iconico e citato nei più svariati ambiti.

Il dipinto è costituito da un uomo con un soprabito e una bombetta in piedi davanti a un muretto, oltre il quale si trovano il mare e un cielo nuvoloso. Il volto dell’uomo è in gran parte oscurato da una mela verde sospesa nel vuoto. Tuttavia, gli occhi dell’uomo possono essere visti sbirciare oltre il bordo della mela. Un’altra caratteristica sottile è che il braccio sinistro dell’uomo sembra piegarsi all’indietro all’altezza del gomito.

Il figlio dell’uomo ricorda molto altri dipinti di Magritte: L’uomo con la bombetta, con lo stesso uomo con la bombetta ma il viso coperto da una colomba, e solo a mezzobusto, e La grande guerra delle facciate, con una donna davanti a un muretto sul mare e con il viso coperto da fiori.

Riguardo al dipinto, Magritte disse che il suo obiettivo era rappresentare un meccanismo che avviene a ognuno quotidianamente: vedere nascoste delle cose apparentemente visibili, essere consapevoli che tutto ciò che si vede nasconde qualcos’altro e provare un interesse insopprimibile per questo altro.

L’opera, però, sembra anche rivolgere una critica alla classe borghese, a cui allude l’abito indossato dal soggetto, che Magritte accusava di ipocrisia: il viso nascosto è di chi finge, di chi si mostra diverso da quello che è realmente. Molti critici hanno spesso associato la mela alla tentazione di Adamo.