Aperto tutti i giorni

La nostra storia

Chi siamo?

Gli anni volano che nemmeno te ne accorgi, ma qualunque cosa noi si diventi, qualsiasi strada si prenda, siamo ancora quella banda di scalmanati che pedalava senza sosta da un lato all’altro del paese.

Difficile dare una risposta sintetica, difficile definire un gruppo eterogeneo come il nostro con poche parole. Anche solo per provarci mi pare necessario, prima di tutto, gettare uno sguardo indietro, a quand’eravamo poco più che marmocchi, così da capire un po meglio come siamo arrivati sino ad oggi.

 

Mi pare indispensabile ricordare chi era, e chi sia stato per noi, Giacomo, cercando di non cadere nella banalità facile, provando a restituire qualcosa di una persona che non avrebbe apprezzato melensaggini o piagnistei. Eppure la prima risposta che affiora non è delle più originali: Giacomo è stato un fratello maggiore, di sangue per uno di noi, e di fatto per gli altri che costituiscono il nostro nucleo storico.

Noi tutti siamo cresciuti a Bragno, un piccolo paese stretto fra i rospi ed il carbone, che in totale non mette assieme mille anime, ed in un posto del genere i rapporti fra le generazioni sono, per forza di cose, più forti che in un grande centro, ci si vede allo stesso bar, si frequenta tutti la stessa scuola, o semplicemente non si può fare a meno di incrociarsi più volte al giorno.

Logico che noi guardassimo alla generazione precedente con ingenua ammirazione, avevano già la moto, frequentavano ragazze ed uscivano il sabato sera. Al contempo però, rappresentavano anche una forma di autorità capace di arrivare prima rispetto a genitori e maestri, spesso erano proprio loro a rimproverarci, anche piuttosto rudemente, quando esageravamo nelle nostre scorribande. E allora, ripensando a quegli anni, è forte il ricordo di Giacomo, il più sveglio fari ragazzi grandi, quello con la battuta pronta, ed anche il più temibile quando sapevamo d’aver esagerato.. Giacomo che ci insegue perché abbiamo rotto un lampione, Giacomo che ci insegna ad andare in moto, che ci sequestra le prime sigarette rubacchiate ai genitori o ci rivela, cercando di non ridere, i primi segreti circa i rapporti con l’altro sesso.

La sua morte è stato il più buio capitolo della nostra memoria famigliare, l’unico a cui ancora non possiamo pensare senza abbassare simultaneamente lo sguardo, non ne parliamo spesso, ma ognuno di noi porta con se il ricordo nitido di cos’abbia significato perdere un amico, un fratello.

Da allora ne sono successe di cose, abbiamo preso strade diverse che a volte ci hanno condotto anche molto lontano, eppure, ovunque noi ci si trovi e quali che siano gli impegni che ci riempiono la vita, ogni volta che ci ritroviamo al punto di partenza, in quella Bragno quasi sempre identica, nulla è cambiato fra noi, e per tutti il memorial è un appuntamento irrinunciabile, al punto da aver modificato viaggi, limato progetti, pur di esserci.

E’ divenuto, in qualche modo, il simbolo del legame fra noi e con il paese, un legame che ricorda quello di una vera famiglia, fondata non sul sangue ma sulle radici comuni, su di una memoria collettiva fatta di storie che conosciamo a menadito, ma che ci faranno sorridere per tutta la vita.

Rispetto ai pochi che eravamo dieci anni fa molte persone si sono aggiunte, ed anche gli altri Bragnesi, di qualsiasi età hanno scelto di sostenerci, di darci una mano per far crescere la nostra piccola creatura.

Da soli non saremmo andati da nessuna parte. Senza nuovi amici che si sono scoperti un po bragnesi d’adozione, senza la forte saldatura fra generazioni, il piccolo torneo di calciobalilla da cui siamo partiti non sarebbe mai diventato la due giorni dello scorso anno.

Tutti insieme, giovani e meno giovani, nuovi amici e vecchie conoscenze, abbiamo portato nel nostro povere paesello quasi mille persone, che si sono divertite con con noi, che hanno fatto sport, hanno ballato e mangiato i ravioli preparati con le nostre mani.

Ora i nostri impegni si moltiplicano, di anno in anno è sempre più complesso trovare il tempo per dedicarci all’edizione successiva, e, per certi versi, il successo della scorsa edizione ci ha quasi spaventati, un conto era gestire un torneo di calciobalilla, un altro è programmare tornei di vari sport, trovare artisti per i concerti e per le mostre, decidere come impiegare le poche risorse che abbiamo a disposizione.

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Per un attimo ci ha quasi preso il panico, ma è bastato guardarsi per capire che non potevamo lasciar perdere, e ci siamo rimessi al lavoro, per regalare a Bragno una piccola cosa ancora più bella. Per ricordare una persona speciale che quasi non ci crederebbe, vedesse che roba ci siamo inventati, per ricordare quel sorriso ironico e condiscendente con cui ci guardava derapare in bicicletta, con cui oggi sarebbe bello ci guardasse montare un palco, tracciare un campo o appendere fotografie.

Ed infine per tenere a mente, noi per primi, che il tempo passa, gli anni volano che nemmeno te ne accorgi, ma qualunque cosa noi si diventi, qualsiasi strada si prenda, siamo ancora quella banda di scalmanati che pedalava senza sosta da un lato all’altro del paese.

Testo di Andrea Vallarino

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